Descrizione
Aprire una bottiglia equivale a scatenare un caleidoscopio liquido. Una rara combinazione di opulenza sontuosa e raffinata eleganza.
In omaggio al suo vigore, alla sua morbidezza e all’enorme debito nei confronti del terreno dal quale ha origine, il Masseto deve il suo nome ai duri blocchi di argilla blu, detti ‘massi’, che si formano sulla superficie del vigneto.
La produzione di Masseto è un gioco di equilibrio: ci si sente come funamboli sempre sull’orlo di un precipizio.
La produzione di vino a Masseto è al tempo stesso un’avventura e una scoperta continua. Un luogo in cui ha prevalso l’intuizione, dove nessuno poteva essere certo del successo del fragile Merlot, anche se la presenza delle argille blu del Pliocene suggeriva la possibilità di riuscita. La produzione di Masseto è un gioco di equilibrio: ci si sente come funamboli sempre sull’orlo di un precipizio. I terreni argillosi presentano infatti alcune contraddizioni: Una capacità di immagazzinare grandi quantità di acqua e di rilasciarla molto gradualmente. Un terreno che è freddo e umido negli anni piovosi ma che diventa duro come la roccia nelle estati calde, creando una barriera fisica per le radici che lottano per scendere in profondità nel sottosuolo. Un terreno in cui, con una bassa densità di impianto, si raggiunge un livello di vigore che ci si aspetterebbe normalmente da un vigneto ad alta densità. Le viti di Masseto sembrano lottare costantemente con gli elementi, spesso al limite del collasso ma in qualche modo sempre in grado di resistere e produrre frutti dalla concentrazione e dal sapore incredibili. Una rara combinazione di vigorosa maturazione e sontuosa concentrazione che riesce in qualche modo a preservare la complessità e la freschezza. Ogni singola annata esprime l’inconfondibile carattere del Masseto, ma con un’interpretazione leggermente diversa – proprio come un capolavoro della musica suona in maniera diversa a seconda dell’artista che lo interpreta.
Descrizione
Aprire una bottiglia equivale a scatenare un caleidoscopio liquido. Una rara combinazione di opulenza sontuosa e raffinata eleganza.
In omaggio al suo vigore, alla sua morbidezza e all’enorme debito nei confronti del terreno dal quale ha origine, il Masseto deve il suo nome ai duri blocchi di argilla blu, detti ‘massi’, che si formano sulla superficie del vigneto.
La produzione di Masseto è un gioco di equilibrio: ci si sente come funamboli sempre sull’orlo di un precipizio.
La produzione di vino a Masseto è al tempo stesso un’avventura e una scoperta continua. Un luogo in cui ha prevalso l’intuizione, dove nessuno poteva essere certo del successo del fragile Merlot, anche se la presenza delle argille blu del Pliocene suggeriva la possibilità di riuscita. La produzione di Masseto è un gioco di equilibrio: ci si sente come funamboli sempre sull’orlo di un precipizio. I terreni argillosi presentano infatti alcune contraddizioni: Una capacità di immagazzinare grandi quantità di acqua e di rilasciarla molto gradualmente. Un terreno che è freddo e umido negli anni piovosi ma che diventa duro come la roccia nelle estati calde, creando una barriera fisica per le radici che lottano per scendere in profondità nel sottosuolo. Un terreno in cui, con una bassa densità di impianto, si raggiunge un livello di vigore che ci si aspetterebbe normalmente da un vigneto ad alta densità. Le viti di Masseto sembrano lottare costantemente con gli elementi, spesso al limite del collasso ma in qualche modo sempre in grado di resistere e produrre frutti dalla concentrazione e dal sapore incredibili. Una rara combinazione di vigorosa maturazione e sontuosa concentrazione che riesce in qualche modo a preservare la complessità e la freschezza. Ogni singola annata esprime l’inconfondibile carattere del Masseto, ma con un’interpretazione leggermente diversa – proprio come un capolavoro della musica suona in maniera diversa a seconda dell’artista che lo interpreta.